mercoledì 9 luglio 2025

ROMANZO "Con il tempo capirai..." SCOPERTE E PRIME RIFLESSIONI

 SCOPERTE E PRIME RIFLESSIONI

Non vide più Pietro e il suo modo, che a lei piaceva tanto, di chiamarla "Veva" per via della erre moscia e per il quale le piaceva prenderlo in giro un po' per vendicarsi della sua indifferenza, lo ricordò sempre.

Una sua compagna di classe, che aveva fatto con lei anche le elementari e le scuole medie, ora era con lei anche alle superiori; era di carattere mite, precisa nei compiti, quanto lei, Vera, era invece manesca e dispettosa almeno fino alla fine della scuola elementare.

Non si sa come e perché dunque Maria Letizia le fosse diventata comunque amica e perché le consentisse a volte di andare a casa sua a prendere i suoi quaderni per copiarne alcuni compiti da fare a casa, visto che lei in alcune materie era svogliata e discontinua.

Il non reagire di Maria Letizia la indusse a dispetti meschini, come quella volta che, spostandosi un po' per volta nel banco comune, cercò di farla uscire dall'altra parte non avendo più spazio nel sedile. Ricordò poi per sempre lo sguardo ferito di lei e la sua espressione di mite indignazione che stava per sfociare in pianto.

Eppure Maria Letizia continuò ad esserle amica e a prestarle i suoi quaderni perfetti anche nei primi anni delle scuole superiori.

Abitava nel suo stesso quartiere, in Via Germanico, a pochi passi a piedi da casa sua. Una volta arrivò a prendere in prestito uno dei suoi quaderni, dopo averle preventivamente telefonato chiedendole se poteva darglielo e, prima di suonare il campanello, sentì la voce della sua amica gridare istericamente. Sorpresa, attese che quell'inusitato sfogo finisse, poi suonò. La sua amica si mostrò sorridente e gentile come sempre, non fece trasparire niente dell'agitazione che aveva provocato quello sfogo. Vera non le chiese nulla.

Dopo pensò però, perché era riflessiva e, crescendo, i lati aggressivi del suo carattere stavano lasciando il posto sempre più alla sensibilità e all'empatia verso gli altri.

Maria Letizia aveva un fratello poco più grande di lei, una madre graziosa ed attenta, un padre che girava in mutande per casa anche in presenza di un'amica come lei. Ecco questo fatto l'aveva colpita come una stonatura, perché aveva notato il lieve sorriso di imbarazzo della sua amica quando questo era avvenuto, giacché negli anni '60 del 1900 i costumi erano contenuti e si teneva un certo decoro nell'abbigliamento nelle varie circostanze e nei luoghi. Gli uomini portavano mutande a calzoncino largo, in seguito vennero chiamate boxer ma di taglio più contenuto. Vera pensava che, se suo padre avesse girato per casa davanti ad una sua amica in visita in quella tenuta, lei si sarebbe sentita sprofondare.

Eppure il padre di Maria Letizia aveva sulla targhetta della porta inciso il titolo di Rag. prima del suo nome e, a quell'epoca, insieme a Geom. erano titoli professionali di un certo valore. Il padre di Vera, ad esempio, non aveva nessuno di quei titoli, ed era un semplice impiegato dello Stato. Vera e Maria Letizia, pur abitando entrambe nel medesimo quartiere borghese ed essendo entrambe le loro famiglie proprietarie degli appartamenti che abitavano, l'una abitava in un appartamento più piccolo e meno pregiato rispetto a quello dell'altra.

Di certo Maria Letizia era più sola di Vera, il cui carattere vivace ed intraprendente le consentiva di allacciare amicizie anche al di fuori di quelle della classe e questo la salvava da una situazione familiare in parte infelice per i dissapori fra i suoi genitori, dovuti a fragilità psicologiche di suo padre e psichiatriche di sua madre.

Avvenne così che un giorno che Maria Letizia l'attendeva sul portone ad un'ora che avevano preventivamente concordato per andare insieme al cinema, Vera scese e non ve la trovò. L'attese pensando ad un contrattempo sapendola molto precisa. Ma l'attesa si prolungò fino ad una mezz'ora e Vera risalì in casa e telefonò: le rispose strillando la sempre gentile e sorridente mamma della sua amica dicendo indignata che "Maria Letizia non aveva bisogno della sua amicizia per quello che le aveva detto sua madre scendendo sul portone mentre lei la stava aspettando.. e sua figlia era tornata a casa in lacrime!" La povera Vera riuscì così a capire a stento in quel fiume in piena che sua madre, nei suoi frequenti irrequieti andirivieni a cui lei nemmeno più faceva caso, era uscita non per fare una delle sue rapide passeggiate o visite alla vicina Chiesa, ma vedendo la timida Maria Letizia già in attesa sul portone l'aveva apostrofata dicendole che "Vera non aveva bisogno di amici, aveva sua madre, non c'era bisogno dunque che lei l'aspettasse!" 

Fu Vera a quel punto a scoppiare in lacrime al telefono cercando di rimediare all'ennesimo problema che la patologia di sua madre le provocava. Non fu facile svelare qualcosa che, pur nell'amicizia che durava da tanti anni, era non palesemente visibile, giacché la patologia di sua madre si manifestava in azioni rare ed anomale, quanto imprevedibili, come questa che aveva vissuto Maria Letizia, e che creavano a lei problemi e dolore. Si scusò più volte, disperata, nel tentativo di recuperare quell'amicizia a cui teneva. La signora sembrò capire, certo "non si vedeva" il disturbo di sua madre, sembrando del tutto normale.. Certo sua madre andava ai colloqui con le maestre prima e con i professori poi, non essendoci suo padre mai andato.. Per fortuna la patologia di cui soffriva sua madre non aveva danneggiato totalmente la sua personalità né la sua intelligenza e nemmeno l'affettività, ma c'era e si manifestava in comportamenti immotivati ed incongrui.

Vera soffrì molto, dispiaciuta per la sua amica, per il dispiacere che sua madre le aveva provocato senza senso e senza motivo.. Si sentì umiliata di doversi scusare e di dover dare tutte quelle spiegazioni fra le lacrime al telefono, ma riuscì a recuperare quell'amicizia e quell'amica a cui voleva bene.

Accadde poi che Maria Letizia stesse male con "l'acetone" e Vera l'andò a trovare. Era a letto, la pelle del viso giallina.. La mamma si mostrò gentile, forse aveva capito davvero il dramma dell'amica di sua figlia. Vera era dispiaciuta che la sua amica stesse male: nonostante i temperamenti molto diversi Vera, dopo quell'episodio traumatico, aveva scoperto quanto le volesse bene. 

Fu a casa di Maria Letizia, che dette una festa per il suo compleanno, come si usava allora nelle famiglie della piccola, media ed alta borghesia, che Vera conobbe Giuliano. Fra gli invitati c'era suo cugino, che aveva un cognome buffo, Zampone, e un suo compagno di liceo: appunto Giuliano.

Aveva solo sei mesi più di Vera e rimase colpito dal suo aspetto: indubbiamente era molto carina e fine e piaceva molto ai ragazzi. Anche Giuliano era carino, dai modi molto fini. Lei accettò di rivederlo e fecero qualche passeggiata insieme, né più né meno di quelle che faceva prima con Pietro e Mario.

Ma lui si era innamorato di lei ma lei non di lui. Ciò nonostante accettò quando lui le chiese se "voleva essere la sua ragazza".

Le piaceva la sua dolcezza, i suoi modi educatissimi e lo baciò volentieri apprezzando le sue labbra morbidissime: baci senza lingua, bellissimi.



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