APPARENZA E REALTA'
venerdì 11 luglio 2025
ROMANZO "Con il tempo capirai..." APPARENZA E REALTA'
giovedì 10 luglio 2025
ROMANZO "Con il tempo capirai..." SORPRESE E DOMANDE
SORPRESE E DOMANDE
mercoledì 9 luglio 2025
ROMANZO "Con il tempo capirai..." SCOPERTE E PRIME RIFLESSIONI
SCOPERTE E PRIME RIFLESSIONI
Non
vide più Pietro e il suo modo, che a lei piaceva tanto, di chiamarla
"Veva" per via della erre moscia e per il quale le piaceva prenderlo
in giro un po' per vendicarsi della sua indifferenza, lo ricordò sempre.
Una sua compagna di classe, che aveva fatto con lei anche le
elementari e le scuole medie, ora era con lei anche alle superiori; era di
carattere mite, precisa nei compiti, quanto lei, Vera, era invece manesca e
dispettosa almeno fino alla fine della scuola elementare.
Non si sa come e perché dunque Maria Letizia le fosse diventata
comunque amica e perché le consentisse a volte di andare a casa sua a prendere
i suoi quaderni per copiarne alcuni compiti da fare a casa, visto che lei in
alcune materie era svogliata e discontinua.
Il non reagire di Maria Letizia la indusse a dispetti meschini,
come quella volta che, spostandosi un po' per volta nel banco comune, cercò di
farla uscire dall'altra parte non avendo più spazio nel sedile. Ricordò poi per
sempre lo sguardo ferito di lei e la sua espressione di mite indignazione che
stava per sfociare in pianto.
Eppure Maria Letizia continuò ad esserle amica e a prestarle i
suoi quaderni perfetti anche nei primi anni delle scuole superiori.
Abitava nel suo stesso quartiere, in Via Germanico, a pochi
passi a piedi da casa sua. Una volta arrivò a prendere in prestito uno dei suoi
quaderni, dopo averle preventivamente telefonato chiedendole se poteva
darglielo e, prima di suonare il campanello, sentì la voce della sua amica
gridare istericamente. Sorpresa, attese che quell'inusitato sfogo finisse, poi
suonò. La sua amica si mostrò sorridente e gentile come sempre, non fece
trasparire niente dell'agitazione che aveva provocato quello sfogo. Vera non le
chiese nulla.
Dopo pensò però, perché era riflessiva e, crescendo, i lati
aggressivi del suo carattere stavano lasciando il posto sempre più alla
sensibilità e all'empatia verso gli altri.
Maria Letizia aveva un fratello poco più grande di lei, una
madre graziosa ed attenta, un padre che girava in mutande per casa anche in
presenza di un'amica come lei. Ecco questo fatto l'aveva colpita come una
stonatura, perché aveva notato il lieve sorriso di imbarazzo della sua amica
quando questo era avvenuto, giacché negli anni '60 del 1900 i costumi erano
contenuti e si teneva un certo decoro nell'abbigliamento nelle varie
circostanze e nei luoghi. Gli uomini portavano mutande a calzoncino largo, in
seguito vennero chiamate boxer ma di taglio più contenuto. Vera pensava che, se
suo padre avesse girato per casa davanti ad una sua amica in visita in quella
tenuta, lei si sarebbe sentita sprofondare.
Eppure il padre di Maria Letizia aveva sulla targhetta della
porta inciso il titolo di Rag. prima del suo nome e, a quell'epoca, insieme a
Geom. erano titoli professionali di un certo valore. Il padre di Vera, ad
esempio, non aveva nessuno di quei titoli, ed era un semplice impiegato dello
Stato. Vera e Maria Letizia, pur abitando entrambe nel medesimo quartiere
borghese ed essendo entrambe le loro famiglie proprietarie degli appartamenti
che abitavano, l'una abitava in un appartamento più piccolo e meno pregiato
rispetto a quello dell'altra.
Di certo Maria Letizia era più sola di Vera, il cui carattere
vivace ed intraprendente le consentiva di allacciare amicizie anche al di fuori
di quelle della classe e questo la salvava da una situazione familiare in parte
infelice per i dissapori fra i suoi genitori, dovuti a fragilità psicologiche
di suo padre e psichiatriche di sua madre.
Avvenne così che un giorno che Maria Letizia l'attendeva sul
portone ad un'ora che avevano preventivamente concordato per andare insieme al
cinema, Vera scese e non ve la trovò. L'attese pensando ad un contrattempo
sapendola molto precisa. Ma l'attesa si prolungò fino ad una mezz'ora e Vera
risalì in casa e telefonò: le rispose strillando la sempre gentile e sorridente
mamma della sua amica dicendo indignata che "Maria Letizia non aveva
bisogno della sua amicizia per quello che le aveva detto sua madre scendendo
sul portone mentre lei la stava aspettando.. e sua figlia era tornata a casa in
lacrime!" La povera Vera riuscì così a capire a stento in quel fiume in
piena che sua madre, nei suoi frequenti irrequieti andirivieni a cui lei
nemmeno più faceva caso, era uscita non per fare una delle sue rapide
passeggiate o visite alla vicina Chiesa, ma vedendo la timida Maria Letizia già
in attesa sul portone l'aveva apostrofata dicendole che "Vera non aveva
bisogno di amici, aveva sua madre, non c'era bisogno dunque che lei
l'aspettasse!"
Fu Vera a quel punto a scoppiare in lacrime al telefono cercando
di rimediare all'ennesimo problema che la patologia di sua madre le provocava.
Non fu facile svelare qualcosa che, pur nell'amicizia che durava da tanti anni,
era non palesemente visibile, giacché la patologia di sua madre si manifestava
in azioni rare ed anomale, quanto imprevedibili, come questa che aveva vissuto
Maria Letizia, e che creavano a lei problemi e dolore. Si scusò più volte,
disperata, nel tentativo di recuperare quell'amicizia a cui teneva. La signora
sembrò capire, certo "non si vedeva" il disturbo di sua madre,
sembrando del tutto normale.. Certo sua madre andava ai colloqui con le maestre
prima e con i professori poi, non essendoci suo padre mai andato.. Per fortuna
la patologia di cui soffriva sua madre non aveva danneggiato totalmente la sua
personalità né la sua intelligenza e nemmeno l'affettività, ma c'era e si
manifestava in comportamenti immotivati ed incongrui.
Vera soffrì molto, dispiaciuta per la sua amica, per il
dispiacere che sua madre le aveva provocato senza senso e senza motivo.. Si
sentì umiliata di doversi scusare e di dover dare tutte quelle spiegazioni fra
le lacrime al telefono, ma riuscì a recuperare quell'amicizia e quell'amica a
cui voleva bene.
Accadde poi che Maria Letizia stesse male con
"l'acetone" e Vera l'andò a trovare. Era a letto, la pelle del viso
giallina.. La mamma si mostrò gentile, forse aveva capito davvero il dramma
dell'amica di sua figlia. Vera era dispiaciuta che la sua amica stesse male:
nonostante i temperamenti molto diversi Vera, dopo quell'episodio traumatico,
aveva scoperto quanto le volesse bene.
Fu a casa di Maria Letizia, che dette una festa per il suo
compleanno, come si usava allora nelle famiglie della piccola, media ed alta
borghesia, che Vera conobbe Giuliano. Fra gli invitati c'era suo cugino, che
aveva un cognome buffo, Zampone, e un suo compagno di liceo: appunto Giuliano.
Aveva solo sei mesi più di Vera e rimase colpito dal suo
aspetto: indubbiamente era molto carina e fine e piaceva molto ai ragazzi.
Anche Giuliano era carino, dai modi molto fini. Lei accettò di rivederlo e
fecero qualche passeggiata insieme, né più né meno di quelle che faceva prima
con Pietro e Mario.
Ma lui si era innamorato di lei ma lei non di lui. Ciò nonostante
accettò quando lui le chiese se "voleva essere la sua ragazza".
Le piaceva la sua dolcezza, i suoi modi educatissimi e lo baciò
volentieri apprezzando le sue labbra morbidissime: baci senza lingua,
bellissimi.