martedì 22 luglio 2025

ROMANZO "Con il tempo capirai..." INCONTRO CON LA MORTE

 INCONTRO CON LA MORTE

Fu nei luoghi della casa delle vacanze in montagna che misurò se stessa con la morte.
Scorreva nella valle un fiume a corso torrentizio le cui acque pure e cristalline a tratti sfioravano i sassi e i ciottoli del greto e a tratti formavano anse profonde dove l'acqua era trasparente ma verde cupo o, a seconda del capriccio del fondo, assumeva colori cangianti, dal verde chiarissimo alle tonalità che le piante delle rive, reclinando verso il corso dell'acqua, le donavano. 
Vera con amici dell'estate vi si recava spesso, badando di bagnarsi solo le gambe e i piedi e, camminando con i piedi ben piantati sul fondo, guardando di non fare mai passi azzardati dove l'acqua era più profonda: primo perché non sapeva nuotare, poi perché la corrente variabile del fiume lo rendeva pericoloso anche per i nuotatori esperti e su di esso si raccontavano disgrazie terribili nei borghi che sorgevano intorno sulle colline.
Il desiderio di refrigerio nella calura estiva era forte ma Vera era prudente. Non lo era altrettanto Fiorenza, di poco più grande di lei, un tipo un poco smargiasso che Vera ritrovava tutte le estati nel paesino dove i suoi genitori avevano una casa per le vacanze.
Qualche volta si vedevano anche a Roma, ma raramente, dato che Vera abitava in centro, fatto che destava l'ammirazione senza invidia di Fiorenza, la quale abitava invece in una lontana periferia dove conduceva una vita ben diversa da quella di Vera che studiava, mentre Fiorenza, conseguita la Licenza di Scuola Media Inferiore,  aveva lasciato gli studi e lavorava aiutando i suoi genitori nella conduzione di un bar.
Quel giorno si recarono al fiume loro due e si immersero nelle fresche meravigliose acque: Vera con prudenza rimanendo in piedi con i piedi ben saldi sui ciottoli, ogni tanto piegandosi sulle ginocchia per bagnare parte del corpo, mentre Fiorenza, incosciente e baldanzosa, pur non sapendo affatto nuotare, mimò uno slancio verso l'acqua visibilmente più profonda mettendosi in orizzontale, per poi repentinamente raddrizzarsi in posizione verticale e, in quell'istante, rendendosi conto che i suoi piedi non toccavano il fondo sbiancò in viso e ammutolì. La corrente la trascinava e lei tese un braccio con la mano aperta verso Vera che stava saldamente piantata con i piedi sui sassi del fiume. Il pensiero è più rapido della velocità della luce e Vera in un istante, capendo quello che l'amica le chiedeva, pensò che se avesse afferrato quella mano che le implorava aiuto sarebbe stata trascinata anche lei dalla corrente perdendo il suo sicuro punto di appoggio: si interrogò in un attimo: "Cosa è peggio, vedermela morire davanti o farmi trascinare con lei?" Si rispose che non avrebbe potuto vivere con l'immagine dell'amica morta a cui lei aveva negato la sua mano. Si fece avanti e l'afferrò.
Ma le cose non potevano andare che come andarono: la corrente trascinò le due ragazze che dopo poco, non sapendo nuotare, finirono sotto. Vera riemerse sentendo con stupore la sua gola chiamare aria con una forza e un suono come quello delle foche o i trichechi. Ancora sotto e di nuovo riemerse mentre la corrente, seguendo il capriccioso percorso del fiume, l'aveva portata nel punto in cui a pochi metri da lei riemerse anche Fiorenza che, come lei, emise quel terribile suono automatico di richiamo di aria.. L'ultima volta che riemerse vide Fiorenza che, miracolosamente, era affiorata accanto ad uno scoglio e ad esso si era aggrappata uscendo dall'acqua salva e, recatasi sulla vicinissima riva, aveva afferrato un lunga canna e Vera, prima che la sua testa affiorante rifinire sotto, capì che l'amica voleva tentare di porgergliela affinché lei vi si aggrappasse. Ma lei rifinì sotto: l'acqua, in quel punto poco profonda e trasparentissima, le mostrò un fondo sabbioso che subito risaliva ripido verso l'argine. Pensò che non doveva muovere le gambe perché l'acqua l'avrebbe risollevata e trascinata ancora nel suo sinuoso percorso, fino a che le sarebbe mancato del tutto il respiro e sarebbe morta. I suoi piedi in quel punto toccavano il fondo e lei camminò piano piano sul fondo seguendone la risalita: emerse sfinita piegando il busto fuori dall'acqua sul bordo della riva, mentre il bacino e le gambe erano ancora dentro non avendo la forza di tirarli su.
Si sentiva il collo gonfio, lo percepiva enorme come quello di un toro... Ma era viva. Fiorenza, pallidissima e con i capelli intrisi d'acqua appiccicati al viso, era riemersa sull'altra riva, dove la corrente l'aveva trascinata a quel salvifico scoglio affiorante.
Vera in quel su e giù era stata perfettamente cosciente che stava morendo ma non aveva avuto paura: aveva pensato solo che moriva a diciassette anni, che non avrebbe mai avuto una vita, dei figli, e alla disperazione di suo padre e della sua indifesa madre...
L'indomani Fiorenza volle andare nella fiorente cittadina più vicina, Amatrice, e comperò un cero che volle andare ad accendere nella Chiesa S. Francesco  per ringraziare Dio della loro salvezza. Vera, pur essendo credente, anche se già con i primi dubbi, non era pervasa dal sentimento mistico di Fiorenza che, avendo un animo più semplice e primitivo vedeva in quell'avventura la mano di Dio. 
Non provava alcun risentimento nei riguardi della sua amica, anche se per il suo superficiale voler sempre mettersi in mostra aveva messo in pericolo sé stessa e lei, Vera, rischiando la morte. Pensava che ne erano uscite vive per puro caso e, nel suo, per la sua mente intelligente che aveva saputo ragionare acutamente mentre era sott'acqua, altrimenti difficilmente lei sarebbe riuscita ad afferrare quella lunga canna che Fiorenza voleva porgerle andando su e giù trascinata velocemente dalla corrente, e lei che non si era messa in pericolo per sua volontà, sarebbe morta distruggendo le vite dei suoi genitori per i quali lei era tutto.
Questo pensava mentre assisteva indifferente al fervore emozionato della sua amica mentre accendeva il cero.
Capì che quello era stato un bivio e lei aveva scelto in modo eticamente ideale che però, passato l'attimo della scelta, si era rivelato rovinoso per lei e solo fortuitamente non era finito in una tragedia che avrebbe abbattuto nel dolore peggiore i suoi innocenti genitori.